La Partecipazione delle Donne Transgender agli Sport Femminili: Una Questione di Equità e Competizione Significativa
La Partecipazione delle Donne Transgender agli Sport Femminili: Una Questione di Equità e Competizione Significativa
La partecipazione delle donne transgender agli sport femminili è diventata un tema di grande dibattito, soprattutto dopo la partecipazione della sollevatrice di pesi neozelandese Laurel Hubbard ai Giochi Olimpici, la prima atleta apertamente transgender a competere in questa manifestazione. Questo evento ha portato sotto i riflettori una questione complessa che coinvolge scienza, equità e politica sportiva.
Per approfondire l’argomento, Medscape ha intervistato la dottoressa Joanna Harper, medico sportivo e lei stessa donna transgender, che ha fornito consulenza al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e ad altri organismi sportivi. Harper ha una vasta esperienza nel campo, avendo conseguito un dottorato di ricerca presso la Loughborough University di Londra e pubblicato studi sui tempi di gara degli atleti non professionisti prima e dopo la transizione di genere.
Le Linee Guida sui Livelli di Testosterone
La maggior parte delle linee guida per la partecipazione delle donne transgender agli sport femminili si basa sui livelli di testosterone nei 12 mesi precedenti, con limiti che variano tra 5 e 10 nanomoli per litro. Nel 2016, il CIO ha adottato una linea guida che consente alle donne trans di competere nelle categorie femminili dopo un anno con livelli di testosterone inferiori a 10 nanomoli per litro. Successivamente, la Federazione Mondiale di Atletica ha stabilito un limite di 5 nanomoli per litro. Tuttavia, è importante notare che i test utilizzati per verificare l’adesione a queste regole sono diversi: il CIO si basa su test immunologici, mentre l’atletica mondiale utilizza la spettrometria di massa con cromatografia liquida (LCMS).
I Livelli di Testosterone e i Vantaggi Fisiologici
I livelli di testosterone delle donne transgender, dopo il trattamento ormonale, tendono a essere simili a quelli delle donne cisgender. Harper sottolinea che il 95% delle donne cis ha un testosterone inferiore a 2 nanomoli per litro, e un recente studio su quasi 250 donne trans ha rilevato che il 94% di loro aveva testosterone al di sotto di questo livello. Tuttavia, Harper ammette che le donne trans possono mantenere alcuni vantaggi in termini di forza rispetto alle donne cis anche dopo la terapia ormonale, ma questi vantaggi sono più limitati rispetto ai livelli di emoglobina, che influenzano la resistenza.
Impatti della Terapia Ormonale su Forza e Massa Muscolare
La massa magra e la forza sono meno influenzate dalla terapia ormonale rispetto ai livelli di emoglobina. Studi condotti su non atleti mostrano che le donne trans non perdono molta forza o massa magra dopo la transizione, ma queste conclusioni potrebbero non essere completamente applicabili agli atleti trans. Harper ritiene che le donne trans mantengano alcuni vantaggi di forza, basandosi sulla sua esperienza clinica piuttosto che su dati pubblicati.
Differenze di Forza e Sport di Resistenza
Le differenze di forza tra uomini e donne cis sono maggiori per quanto riguarda la parte superiore del corpo, il che può tradursi in vantaggi per le donne trans in sport che richiedono forza nella parte superiore del corpo. Tuttavia, negli sport di resistenza, come il nuoto a lunga distanza e il ciclismo, il livello di emoglobina è un fattore cruciale. I livelli di emoglobina delle donne trans diminuiscono dopo la soppressione del testosterone, ma questo processo richiede più tempo rispetto alla riduzione del testosterone stesso.
Sicurezza negli Sport di Contatto
La sicurezza negli sport di contatto e collisione è un’altra preoccupazione. La lega mondiale World Rugby ha vietato la partecipazione delle donne trans al rugby femminile citando problemi di sicurezza. Harper concorda che le donne trans, in media, sono più grandi delle donne cis, il che può comportare un rischio maggiore negli sport di contatto. Tuttavia, suggerisce che soluzioni come il limite di una transwoman per squadra nazionale potrebbero mitigare questo rischio senza escludere completamente le atlete trans.
Equità e Competizione Significativa
Harper preferisce parlare di “competizione significativa” piuttosto che di “concorrenza leale”. Crede che il dibattito debba concentrarsi su come le donne trans e cis possano competere l’una contro l’altra in modo significativo, senza che le donne trans prendano il controllo dello sport femminile. Harper sottolinea che la maggior parte delle donne trans non ha vantaggi schiaccianti e che l’inclusione è essenziale per uno sport equo e progressivo.
Conclusione
La partecipazione delle donne transgender agli sport femminili è un tema complesso che richiede un equilibrio tra equità e inclusione. Mentre ci sono vantaggi fisiologici che devono essere considerati, è altrettanto importante garantire che tutte le atlete abbiano l’opportunità di competere in modo significativo. La ricerca continua è essenziale per comprendere meglio questi vantaggi e svantaggi e per sviluppare linee guida che riflettano la realtà scientifica e promuovano una competizione giusta e inclusiva.